Ci sono tante cose buone all’Italian Innovation day che si ripete a New York il 5 Maggio prossimo. La mia attenzione, da vecchio robotico, era già stata attratta , fin dall’Expo di Shanghai, dal VisLab di Parma, per via della scampagnata del loro veicolo “unmanned” da Milano a Shanghai a fine 2010. Adesso, insieme a molte altre start up interessanti, vanno a New York (dopo i successi mediatici già raccolti in Russia e in Silicon valley) e si preparano a una ripetizione dell’impresa in Brasile nel prossimo Ottobre.
Prendo però a pretesto l’evento prossimo di New York non per discutere i vari gadget tecnologici già fatti (e migliorabili ancora) dalle nostre valorose e brillanti start up (di cui nessun osservatore onesto avrebbe mai potuto dubitare, nonostante il declino nazionale), ma per riflettere ancora una volta sul Venture capital e sulla propensione al rischio (molto scarsa) delle banche e delle Imprese italiane che si lasciano morire lentamente… (alla Neruda). Poi, invece, per caso o “pour cause” scopri che il Consolato Italiano a San Francisco, qualche solerte dirigente di Banca Intesa, e soprattutto la BAIA (la Business Association Italia America) si danno da fare davvero, e per un attimo respiri almeno un po’ d’aria fresca, alla larga dalle “innovative imprese italiane” che presentano/spacciano sempre per progetti di Ricerca il rifacimento del loro ultimo prodotto..(come diceva un mio vecchio grande maestro che “abitava” in Via Ampere a Milano).
E allora W BAIA! In fondo si tratta proprio di ciò che al solito può davvero ben funzionare: una rete collaborativa di professionisti e scienziati a vario titolo impegnati tra le due sponde dell’Atlantico. E ciò è la base sostanziale (fatta di persone e cervelli) perchè poi il capitale “progressivo e illuminato” possa investire in idee di successo(sul mercato..). Infatti, nel momento della mia vita professionale in cui mi trovo, e grazie alla “mia” non piccola rete di relazioni su tre Continenti, penso proprio che quei tre-quattro prodotti su cui sono convinto di investire tutte le mie energie e conoscenze per i prossimi anni (piattaforme unmanned, visione intelligente per la Difesa, idrogeno verde e sistemi per lo smartgrid) debba necessariamente confrontarsi con gli amici di BAIA, ..e non soltanto con i pur simpatici white-collars del “finto” VC italiano (che oggi poi è indaffarata a chiudere prima le imprese decotte, e forse, molto forse, a svilupparne – dopo – qualche residuo brandello…). Certo non ci sono soltanto gli USA, ed anzi devo dire che in Brasile e Turchia ci sono reti simili – ma certo appena ai primi passi – che sono pure molto interessanti..Ma non c’è dubbio che se vai con BAIA a San Francisco a (di)- mostrare i tuoi progetti la cassa di risonanza funziona meglio, e forse perfino meglio che a Dubai, dove c’è sempre qualche venditore di tappeti che prima o poi ti presenta un signore con un turbante bianco-rosso che per prima cosa è un cortigiano di un sultano, e poi..forse.. un investitore..Allora meglio parlare la stessa lingua…